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lunedì 12 luglio 2010

in morte di Barbara Cartland

E' morta a 98 anni la scrittrice inglese: 723 romanzi rosa venduti in un miliardo di copie.
Sua figlia sposò il padre di Lady Diana
Barbara Cartland, Sua Maestà la regina del sentimento
Barbara Cartland, la mitica autrice di 723 romanzi rosa, tradotti in 36 lingue, un miliardo di copie vendute, è morta a 98 anni, tra due mesi ne avrebbe compiuti 99: si è spenta nel sonno dopo une breve malattia, nel suo letto di raso rosa, nella sua casa vittoriana di Campfield Place, nella campagna londinese.
Piangeranno tutte le loro lacrime le innumerevoli lettrici che affollano di lettere d' amore la sua home page su Internet, naturalmente tutta rosa e ornata da un tralcio di foglie di rosa senza spine.
Fino a poco tempo fa, dame Barbara, aveva continuato a scrivere «e non certo per i soldi, che non mi mancano», era solita dire nelle interviste che rilasciava in abito da sera con strascico, avvolta in un boa di piume rosa, seduta come una regina su una poltrona-trono di raso fuxia con i suoi due inseparabili cani: un labrador nero ai piedi e un candido pechinese in grembo.
Lei scriveva per il gusto di fare una buona azione «perché nel mondo c' è tanta sete di romanticismo». Due romanzi al mese - un ritmo che l' ha fatta entrare di slancio nel Guinness dei primati - sempre sullo stesso schema, antico e vincente: la ragazzina vergine come una rosa in bocciolo si innamora a prima vista di un trentenne possibilmente duca, comunque nobile.
Dopo le prime 150 pagine di avvenimenti dolorosi come la morte della mamma, una ferita in guerra, una caduta rovinosa da cavallo, una malattia mortale e una miracolosa guarigione, senza una sola riga di sesso ma con moltissime pagine di sentimento (qualcuno ha coniato per lei la definizione di «pornografa del sentimento») i due convolano a giuste nozze.
Sosteneva che c' era sempre qualcosa di autobiografico: anche lei era stata chiesta in sposa da un duca appena finite le scuole. Poi 49 pretendenti, tra cui un marchese e un viceré delle Indie... E aveva fatto in tempo a diventare amica di Lord Mountbatten e di «un italiano che metteva il fuoco addosso», Guglielmo Marconi.
Alla fine si era sposata con un certo ricchissimo Alexander che però aveva il vizio di bere di nascosto: il tempo di fare una figlia, Raine, e di divorziare. Raine, a sua volta, era diventata la seconda moglie di quel Lord Spencer, padre di Lady Diana.
E così la grande manager del rosa si era in un certo modo imparentata con la casa reale: poteva dire che la regina Elisabetta è una gran donna, che non ha mai fatto un passo falso e che Carlo non aveva un gran fascino al momento delle nozze con la sua mirabile nipotastra, «ma si farà».
E ancora, dopo un fidanzamento di otto anni per non rischiare un' altra scelta affrettata, la Cartland aveva sposato Hugh McCorquodale, padre del figlio maschio a lungo desiderato. Un matrimonio che andò benissimo perché Barbara aveva la sua ricetta, che regalava a chi voleva ascoltarla: una luna di miele ogni anno per passare tutti i pomeriggi a fare l' amore, «perché gli uomini sono sempre così stanchi la sera e nei weekend pensano soltanto allo sport!».
Nelle pagine dei suoi romanzi di consigli del genere ne dà a bizzeffe: il primo e fondamentale è sempre la castità prematrimoniale, per non essere considerata dall' amato bene una donna da strapazzo. E a chi le faceva notare che la sua era una morale un po' vecchiotta, lei diceva sì, ma è più che mai di moda oggi, nei giorni dell' Aids.

di Giulia Borgese http://archiviostorico.corriere.it/2000/maggio/22/Barbara_Cartland_Sua_Maesta_regina_co_0_0005228200.shtml

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